Il 1° agosto arriverà a 3 milioni e settecentomila pensionati il ‘bonus Poletti’, ultima invenzione di un governo che almeno in quanto a comunicazione, non lo batte nessuno. È stato infatti ribattezzato così il provvedimento che ‘dovrebbe’ servire a tamponare la falla aperta dalla decisione con cui la Consulta ha ritenuto incostituzionale il blocco della rivalutazione delle pensioni deciso nel Natale del 2011 dal governo Monti per ‘fare cassa’, ovvero per disporre immediatamente di alcuni miliardi di euro per tamponare la crisi economica e finanziaria del Paese. Con quel provvedimento sono stati sottratti ai pensionati che ricevevano un assegno superiore a tre volte la ‘minima’ INPS (più o meno mille euro netti al mese, 1443 lordi) circa 5 miliardi nel solo biennio 2012-2013.
Renzi spiega le ‘fasce’ del bonus
“Il tesoretto, ebbene, c’era – ha spiegato il Presidente del Consiglio dopo il CdM – e lo utilizziamo per le pensioni. Sono 2.180 milioni di euro”. “Se prendi 1.700 lordi di pensioni – ha poi spiegato – avrai 750 euro. Se prendi 2000 avrai 450 euro, se prendi 2.700 lordi avrai 278 euro, una tantum”. Resteranno a bocca asciutta e tasche vuote, “650 mila pensionati, quelli sopra i 3.200 euro lordi”, impossibile, si è difeso, restituire tutto a tutti e ha poi dato il suo personale contributo al balletto delle cifre, sempre gonfiate, per giustificare il mancato ristoro del maltolto: “Noi siamo qui a correggere errori di altri. Se si dovesse semplicemente azzerare la norma dovremo trovare 18 miliardi di euro e dovremmo togliere denari ad altri, dagli asili alle infrastrutture”.
Nuova riforma nella prossima legge di stabilità
Un prossimo intervento sulle pensioni è comunque previsto nella legge di stabilità. “Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido”, ha aggiunto, è ora di lasciare più flessibilità in uscita e “dare un po’ più di spazio” a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell’assegno. Nel proveddimento varato oggi dal Consiglio dei ministri, c’è anche una misura per uniformare il pagamento delle pensioni che ora arriverà dal primo di giugno a tutti al primo giorno del mese.
“Nessun pensionato perderà un centesimo”, aveva detto ieri anticipando la decisione del CdM, ma invece non è così e una bella fetta di pensionati resterà senza rimborso del maltolto. Un passaggio questo che porterà probabilmente a nuovi ricorsi per manifesta incostituzionalità: alcuni danno allo Stato più degli altri con tanti saluti per l’art. 36, il 38 e il 53.
Padoan: ce lo ha chiesto l’Europa
La misura – ha spiegato il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan con una rivisitazione del ritornello ‘ce lo chiede l’Europa’ – evita che scatti una procedura di infrazione per deficit eccessivo perché la restituzione completa delle cifre sottratte dal fisco ai pensionati “avrebbe portato l’indebitamento al 3,6%” del PIL e poi ha aggiunto una frase assolutamente incomprensibile alla luce delle notizie fin qui riportate: “Nessuno perde niente, il problema è chi ci guadagna e quanto”. Chissà che avrà voluto dire perché la cifra del bonus agostano, per chi lo riceverà, è comunque assolutamente inferiore alla quantità di denaro sottratto con il blocco come quantificato dall’UPB, l’ufficio parlamentare di bilancio (4.500 euro per quelli della prima fascia) mentre per la parte restante di pensionati che non ne hanno diritto (7 mila euro in meno per gli assegni più alti), semplicemente pari a zero. Dunque tutti i pensionati ci rimettono, alcuni di più e altri di meno.
Intanto, tra le prime reazioni, quella della Uil che per bocca del segretario confederale Domenico Proietti ha commentato così: le decisioni del Governo “non rispondono a nessuna delle indicazioni contenute nella sentenza della Consulta”.
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La ‘rottamazione’ dei diritti
di Silvano Miniati
Dopo avere ascoltato la rassegna stampa di questa mattina mi è sorto il dubbio che fosse scattata una sorta di precettazione dei giornali da parte di chi sta operando in queste ore per concludere una operazione, a mio giudizio poco commendevole, per ridurre la portata e il significato della sentenza della Corte Costituzionale sul blocco delle indicizzazioni delle pensioni.
Ho letto con particolare interesse i giornali nella parte dedicata appunto alla sentenza e alla sua applicazione, prendendo atto con un certo sconcerto che i pensionati e cioè la platea degli aventi diritto erano spariti dalla scena. Non si capisce più quanti sono gli aventi diritto e ciò indipendentemente da coloro ai quali il diritto sarà riconosciuto. Questa distinzione non è una questione di lana caprina, siamo evidentemente in presenza di un’operazione che fa temere uno scopo ben preciso. Dimostrare a tutti che l’una tantum di agosto per una parte di pensionati è l’unica soluzione possibile. Non si poteva fare di più e neppure di meglio.
Riconoscere il diritto al rimborso di soldi bloccati indebitamente ai pensionati a tutti i virtuali aventi diritto a sentire il Governo significherebbe aprire le porte dell’inferno. Si parla addirittura di diciotto miliardi, cifra ovviamente gonfiata sia allo scopo di dimostrare l’irresponsabilità della Corte, sia per rendere digeribile un provvedimento che taglia, in maniera drastica, il numero degli aventi diritto e l’ammontare stesso del diritto.
Il più bravo di tutti nel ruolo di precettato lo svolge sicuramente sulle colonne de ‘la Repubblica’, il giornale di Eugenio Scalfari come ancora si ama dire, Alessandro Penati al quale viene riservato uno spazio davvero tanto ampio per parlare della favola dei diritti acquisiti. Penati ha sicuramente il merito di non nascondersi dietro un dito; chiarissimo il suo attacco alla Corte che avrebbe dimostrato notevole ignoranza giuridica e anche insensibilità rispetto agli interessi nazionali. Dall’articolo trasuda un chiaro sentimento anti pensionati, i quali vengono indicati come coloro che si appellano ai diritti acquisiti ogni qualvolta ci siano da compiere operazioni a favore dei giovani, degli imprenditori e dei lavoratori in generale. In questo modo Penati compie la prima operazione degna di un rottamatore dei diritti di persone che hanno lavorato una intera vita per conquistarsi un diritto alla pensione che nessuno gli ha regalato, ignorando che, a proposito di giovani, ad esempio nel mondo dell’editoria e della previdenza dei giornalisti si è inventato di tutto in difesa dei diritti acquisiti per preservare privilegi che sono sotto gli occhi di tutti.
Non è un caso che per evitare di indurre in tentazione i giovani per quanto riguarda il rischio di affezionarsi troppo ai diritti acquisiti, si è fatto di tutto per dirottarne buona parte all’INPS e quindi con altro regime pensionistico e di conseguenza altri diritti. Quello che balza evidente nell’articolo di Penati è il rilievo dato ad un certo signor Cardinale, scelto come interlocutore, e attribuendogli affermazioni molto facili da contestare.
È davvero sorprendente che Repubblica con ben due articoli, quello di Penati e quello di Roberto Mania, metta addirittura le trombe al massimo per esaltare un provvedimento che costituisce comunque una riduzione di diritti certi per pensionati ai quali si erano promessi ottanta euro che non si sono visti e che ogni giorno vengono additati come un peso sulle spalle della collettività. Non dimentichiamoci neppure che solo qualche giorno fa ‘la Repubblica’ si era molto spesa per dimostrare che se si tornasse indietro e si dovesse rivotare, in Corte Costituzionale vincerebbe la posizione di Amato. C’è da domandarsi se davvero si pensa alla Corte Costituzionale come a un insieme di meteoropatici, di vecchietti bizzosi che fanno di tutto per mettere nei guai un Governo che cerca invece di guidare l’Italia, costi quel che costi, verso un luminoso avvenire.
Silvano Miniati
Network Sinistra Riformista