Non è la famosa Lettera a Berlusconi che ci precipitò nel governo dei ‘tecnici’, ma poco ci manca. Secondo quanto afferma l’agenzia di stampa ANSA, nelle ‘raccomandazioni’ della Commissione europea c’è scritto che l’Italia sta camminando sul filo teso di conti pubblici al limite dell’infrazione.
L’Italia può essere considerata “eleggibile” per la clausola delle riforme richiesta per il 2016 a condizione che “attui adeguatamente le riforme concordate che saranno monitorate” dall’Ue, e che “prenda le misure necessarie per compensare l’impatto della decisione della Consulta”. E ancora: le misure per “compensare appropriatamente” l’impatto della sentenza della Consulta “devono assicurare che l’Italia resti nel braccio preventivo del Patto, che sia rispettato il ‘margine di sicurezza’ sul deficit, che l’’obiettivo di medio termine’ sia raggiunto in 4 anni”. “Introdurre entro fine 2015 misure vincolanti per affrontare le restanti debolezze nella governance delle banche, in particolare le fondazioni, e prendere misure per accelerare la riduzione dei crediti deteriorati”.
Poca efficienza e poca spending review
E poi una bacchettata: “Solo passi limitati sono stati ottenuti verso un miglioramento duraturo dell’efficienza della spesa pubblica, e la spending review non è ancora parte dell’esercizio a lungo termine”.
Le raccomandazioni saranno pubblicate domani (mercoledì 12) e i tecnici della Commissione potrebbero anche decidere di pubblicare un ‘rapporto 126.3’ sul debito pubblico italiano “alla luce delle nuove informazioni dopo la sentenza sulle pensioni” però anche in considerazione “di altri chiarimenti le conclusioni di febbraio (che promuovevano l’Italia, ndr) possono essere considerate valide”.
Debito pubblico sotto la lente
Il ‘rapporto 126.3’ viene preparato per tutti i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% e che quindi non rispettano la regola del debito. Può essere preparato fino a quattro volte all’anno, cioè in occasione delle previsioni economiche della Commissione Ue. Il rapporto, compilato dai tecnici della Commissione, esamina la dinamica del debito in base agli obiettivi di finanza pubblica e alle stime di Bruxelles, e in base ad esso i tecnici raccomandano al collegio dei commissari l’apertura o meno della procedura per debito eccessivo.
Questa procedura può creare problemi seri all’Italia ed è stato già redatto due mesi fa. In quell’occasione, nonostante il nostro Paese non fosse in regola con i limiti sul debito, scampò a una procedura di infrazione grazie ai criteri di flessibilità che tengono conto di ‘fattori rilevanti’ che possono essere non solo quelli negativi della crisi economica e finanziaria, ma anche di quelli positivi come le riforme in fase di attuazione. Una decisione poco tecnica e molto politica di cui l’Italia si è giovata grazie anche al cambio ai vertici della Commissione. Ora i tecnici di Bruxelles aspettano di analizzare la ‘pezza’ che il Governo metterà sul buco nei conti pubblici aperto dalla sentenza della Consulta. Tra le ipotesi che sarebbero state prese in considerazione c’è anche quella di ‘spalmare’ la restituzione del maltolto col blocco dell’adeguamento al costo della vita deciso nel dicembre 2011 dal governo Monti, su più anni, sempre che i tecnici di Bruxelles accettino questo escamotage.
Dunque il nuovo rapporto sul debito verrà preparato “in una fase successiva” dopo un quadro più preciso dell’impatto sul debito pubblico.
Pensioni, se ne parlerà dopo le elezioni?
Quanto alla decisione del Governo, per ora si assiste solo a un intenso battage mediatico per convincere l’opinione pubblica che la decisione della Consulta è controversa, e quindi non necessariamente giusta, e che allora ricade sulla testa dei giudici togati la responsabilità di affossare i conti pubblici e non su chi prese tre anni fa decisioni illegittime. E soprattutto che ‘ce lo chiede l’Europa’. Tutto questo serve al Governo per preparare l’opinione pubblica a misure poco simpatiche che verranno comunque prese – sembra – non questo venerdì, ma dopo le elezioni regionali, per non aggravare la caduta di consensi che affligge il PD renziano anche se il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, assicura che il provvedimento arriverà tra “pochi giorni”. “Sto tornando a Roma per incontrami con i tecnici al ministero e poi con il presidente del Consiglio – ha aggiunto – per chiudere questa questione il più presto possibile”.
E il Presidente del Consiglio, ai microfoni di Repubblica Tv, ha spiegato che «la sentenza della Consulta non dice che bisogna pagare domani tutto. Dice che il governo può intervenire, ma sappia che se interviene in quel modo è incostituzionale. Può darsi che la sentenza offra dei margini, studieremo le carte nel dettaglio, lo sappiamo dal 30 aprile, prendiamoci il tempo necessario per evitare di fare degli errori come chi ci ha preceduto».
Soldi per fondi pensione e Casse previdenziali
Intanto il Governo ha preso una nuova misura a sostegno dei Fondi pensione, il vero concorrente dell’INPS, come a dire che i soldi quando servono per certe cose ci sono. Il ministro dell’economia Padoan ha firmato infatti un decreto sul credito d’imposta per i fondi pensione e le Casse di previdenza che investono nell’economia reale. Il provvedimento assegna un credito di imposta di 80 milioni di euro annuo da destinarsi a finanziare lo sconto di aliquota fiscale, da 26 al 20% annuo, per investimenti a carattere finanziario nell’economia reale di medio o lungo termine.
Armando Marchio